Olivolo
recipes book
2010
Olivolo analyzes and deepen the awareness on Venetian territory, trying to controvert the stereotype of Venice as a ghost city, exclusively occupied by tourists. San Pietro di Castello, a small island situated in the Eastern part of Venice’s historical centre, is a particular territory within the Venetian setting; it has no shops, and has been inhabited by a long tradition of local generations. I begun to meet inhabitants working on the territory and its traditions as my starting point, not only engaging in my usual role of external observer, but also warily gaining insight into the daily life of the people I met. For this purpose I decided to use food as a dialogue and an exchange tool with the community. This is how I got the idea to create a documentary book, containing a small recipe collection. Food was the process’ liaison and oral source; the portraits and images presented in the book overlap the tales and the moments spent with the people I met. Elusive and indefinable experiences come back throughout the book’s pages as documents of acquaintance. This project also represents an attempt to connect two different points of view: the traditional Venetian take on food and the chance to revise it according to modern needs. My desire to be linked to a tradition that does not belong to me, reinterpreting the recipes without removing the original ones, is a gift thanks to the people with I spent my last months with. The locals granted my wish to connect with a tradition that is not originally my own, by re-interpreting their classic recipes.
Olivolo intende analizzare e approfondire la conoscenza del territorio veneziano, tentando di andare oltre lo stereotipo di Venezia città fantasma, invasa solamente dai turisti. San Pietro di Castello, isolotto posto all’estremità orientale del centro storico di Venezia, è un territorio anomalo se inserito nel contesto veneziano, senza negozi, e ancora abitato da lunghe generazioni di Castellani di San Pietro. Partendo dal territorio e dalle sue tradizioni, ho iniziato a conoscere gli abitanti di una Venezia altra, cercando di non rimanere solamente un’osservatrice esterna, ma di calarmi cautamente all’interno della vita quotidiana delle persone che incontravo. A tal scopo ho voluto utilizzare il cibo come mezzo di scambio, condivisione, e di dialogo con la comunità stessa. Nasce così l’idea di un libretto documentario contenente una piccola raccolta di ricette. Il cibo è stato fonte orale e filo conduttore di questo processo; i ritratti e le immagini presenti nel libretto si sovrappongono ai racconti e ai momenti passati con le persone incontrate. Le esperienze sfuggenti ed impalpabili ritornano in queste pagine come documenti di un’esperienza. Il progetto rappresenta inoltre un tentativo di mettere in relazione due diversi punti di vista: la cucina veneziana tradizionale e la possibilità di una sua rielaborazione secondo parametri ed esigenze alimentari contemporanee. Questo mio desiderio di riallacciarmi ad una tradizione che non mi appartiene, reinterpretandone le ricette senza però eliminare le originali, è un regalo e un ringraziamento per le persone con cui ho condiviso il tempo trascorso.