Chutara

various materials

2011

 

This project is part of the workshop ‘Building to learn’ in collaboration with Ball State University (USA). Building here is intended as a theoretical learning process, where the final result does not matter as long as the building process reflects the local relationships through the modalities of communication, abilites and strategies that cannot emerge without the imput of locals.The area that we focused on, thanks to local input was a Chutara in the village of Duwakot, close to the University area. This village takes shape around a big square that was formerly a central community green area with a holy tree, Chutara, at its center. More recently, it has been transformed into a grassless sandy area due to the continuous passage of buses on route to Kathmandu and the outer periphery of the Kathmandu Valley.
The result is that space was no longer clearly defined and no longer used by the locals as a community green area. Chutara was surrounded by a four foot high circular brick and mortar platform that was covered with a surface of a plaster that encompased the radius of the tree. I decided to talk to the community in order to discuss small changes that could be implemented. After starting the process, many people joined in to help clean up debris, breaking up old damaged parts and rebuilding new bricks: we worked togheter in making decisions but what was important to me was that they were firmly aware of their needs and in the middle of the process they were able to make their own steps to continue a process that we had merely started.

 

 

Il progetto nasce all’interno del workshop ‘Building to learn’, promosso dalla Ball State University, (USA). Il ‘costruire’ inteso come processo, di cui poco importa il risultato finale, ciò che conta è cercare di capire l’importanza delle relazioni, delle modalità di comunicazione, le abilità e le strategie che emergono dall’imput di modificare un territorio seguendo determinati bisogni chiaramente segnalati dalla popolazione locale.
L’area scelta è stato il villaggio di Duwakot, vicino all’Università di Kathmandu. Il villaggio, caratterizzato da un’ampia piazza con al centro il Chutara, l’albero sacro, era un’area verde mentre ora, a causa delle modifiche territoriali imposte dalle nuove aree di sviluppo circostanti, l’area si è trasformata in una zona polverosa e invivibile. Così ho deciso di partire dalla riqualificazione del Chutara, da qualche anno totalmente ricorperto da una piattaforma di cemento che le radici avevano col tempo deteriorato, impedendo alla popolazione di sedersi sul basamento del Chutara e di salirvi per pregare.
Ho voluto partire lavorando sull’albero, intendendo quindi il Chutara non solo come parte del progetto di riqualificazione territoriale, ma leggendolo soprattutto come spazio sociale. Il Chutara inteso come albero di preghiera, ma anche come luogo di ritrovo, di conversazione, di gioco. Decidendo di riqualificare l’albero, distruggendo il cemento e ritrasformandolo in area verde con una seduta di mattoni e un sentiero di sassi di fiume per salire e pregare a piedi nudi, la comunità ha ritrovato un senso di partecipazione e collettività che la costruzione (apparentemente funzionale) in cemento aveva disgregato. La comunità ha preso interamente possesso del processo di riqualificazione, prendendo così coscienza dei propri bisogni e delle proprie azioni. Loro mi guidavano nelle scelte, dandomi così la possibilità di imparare da loro, in un continuo processo di scambio.